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  • la festa dell'aggregazione

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    a due anni dall’unione fra Grono, Leggia e Verdabbio

  • la Torre Fiorenzana, l'edificio più antico

    la Torre Fiorenzana, l'edificio più antico

    parte di un complesso fortificato risalente al XII secolo

  • il 'Palazz ross' o Cà Rossa

    il 'Palazz ross' o Cà Rossa

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  • il quartiere di Grono

    il quartiere di Grono

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  • murale di Piazza Mota

    murale di Piazza Mota

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    il quartiere di Verdabbio

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    l’incanto della Val Cama

    il concetto paesaggistico dell’Alp de Lagh

  • l'inaugurazione della Cà Rossa

    l'inaugurazione della Cà Rossa

Cenni storici

La Torre fiorenzana, monumento storico risalente con ogni probabilità alla fine del XII secolo, richiama l’attenzione dei visitatori di Grono sulle antiche radici del Comune. In questo edificio il 28 aprile 1219 fu sottoscritto l’atto di fondazione del Capitolo di San Vittore voluto dal signore della Valle Enrico de Sacco. In tal documento si trova il più antico riferimento alla Chiesa di San Clemente di Grono: “ad ecclesiam sancti Clementis de Grono”. La Torre fiorenzana accompagnò negli anni la storia della nobile e potente famiglia de Sacco, che tenne la signoria di Mesolcina per più di 400 anni. All’interno di essa nel 1406 fu assassinato Alberto de Sacco (l’ultimo discendente del ramo cadetto dei de Sacco di Grono, Carlo, morì a Milano nel 1923).

Grono ebbe dunque un ruolo importante negli avvenimenti che determinarono la storia di tutta la Mesolcina. Nel luglio del 1469 Giacomo de Mansueti, commendatario dell'abbazia di S. Giuliano di Como, consacrando la Chiesa di San Bernardino per conto del Vescovo di Coira Ortlieb de Brandis, proferì queste parole: “Sitam et constructam in loco de Agrono Vallis Misolzine”. Nell’atto di vendita dell'intera valle Mesolcina tra i conti de Sacco e Gian Giacomo Trivulzio del 20 novembre 1480, Giovan Petro de Sacco si riservò la Fiorenzana con la cappella di San Nicolao (documentata dal 1419 e distrutta nel 1890). Fu poi sotto il dominio dei Trivulzio che fu eretto, alla fine del XV secolo, il Ponte del Ram.

Nel 1583 il cardinale Carlo Borromeo rese visita a Grono in una delle sue tante spedizioni pastorali e diplomatiche in cui volle rendersi conto in prima persona della situazione in cui versava la comunità religiosa. Borromeo, risoluto nell'arginare la diffusione della Riforma (che non ha attecchito nella regione), fece dono secondo la tradizione di una pianeta di velluto rosso (veste sacerdotale) alla Chiesa di San Bernardino. I Padri cappuccini provenienti da Milano e, dopo il 1800, da Torino celebrarono quasi ininterrottamente dal 1664 al 1935 le funzioni religione alla parrocchia di San Clemente di Grono.

Tra il Seicento e il Settecento la popolazione di Grono, che a quel tempo contava attorno alle 230-290 persone, fu colpita a varie riprese dalla peste. Negli Statuti del 1765 si trova il seguente brano: “L’anno 1658 il 20 maggio, regnando un morbo contagioso … nella nostra comunità di Agrono, fu in pubblica Vicinanza fatto voto perpetuo di osservare e santificare … Santo Filippo Neri …”.  La tradizione volle che gli appestati venissero ricoverati in Pianec, nel fabbricato della Porta Tonda (tuttora visibile).

Altre calamità ricorrenti sono state le piene alluvionali della Calancasca. Negli Statuti del 1765 è menzionata quella del 1727: “Il giorno di Santo Colombano cadette grande rovina sul nostro territorio”. Terribile alluvione fu anche quella del 24 settembre 1799, che mietette ben 11 vittime fra cui i sei figli minorenni “del fiscale Tognola” e un “dragone francese” di passaggio al momento del disastro, e quella del 19 settembre 1829 a causa della rottura della serra del ponte di Cauco.

Spostando l’attenzione sulla storia militare, nel periodo dei Torbidi grigionesi all’inizio del XVII secolo ufficiali mercenari gronesi militarono a fianco dei franco-veneziani e degli spagnoli. Nel 1859 invece due giovani gronesi, un Nisoli e un Tognola, si arruolarono e combatterono a fianco di Giuseppe Garibaldi, eroe del Risorgimento italiano. In tutto l’Ottocento arrivarono a Grono numerosi profughi italiani perseguitati dalle autorità austriache. Nella guerra del Sonderbund il gronese Fedele Tognola prese parte attiva quale aiutante di battaglione nell’esercito federale comandato dal generale Guillaume-Henri Dufour incaricato dalla Dieta di sciogliere l’alleanza militare. Sul fronte interno merita pure di essere segnalata la contrapposizione tra la famiglia degli a Marca di Mesocco e la comunità di Leggia per i debiti contratti da quest'ultima nel XVIII secolo. Le tensioni fra le parti ebbero a placarsi solo nel 1858.

Nel corso dei secoli molti in particolare fra le famiglie Bolzoni, Nisoli, Sacco, Splendori, Tognola e Viscardi intrapresero la professione di notaio. Nel 1578 la “Schola” riformata di Zurigo annoverò tre studenti mesolcinesi, tra questi un Tognola di Grono. Dalla costituzione di Grono in Parrocchia autonoma (all’inizio del XVI secolo) fino al 1835 la scuola fu affidata al parroco. Solo dopo il 1840 si istituì la scuola comunale obbligatoria al posto delle due scuole elementari private attive nei primi decenni dell’Ottocento. 

Fra le attività artigianali e industriali sorte nell’Ottocento nel comune si ricordano le fabbriche di birra, con una prima iniziativa terminata nel 1880 e una seconda industria fondata nel 1882. Grono era inoltre sede di una conceria e di un mulino. Nel 1836 ai Piani di Verdabbio sorse perfino una ferriera con fucina (Società a Marca-Schenardi e Comp.) per la fabbricazione di utensili (falci, falcetti, ecc.) e la fornitura di manufatti in acciaio per i cantieri stradali e legati allo sfruttamento dell'energia idraulica della regione nel XX secolo. La tradizionale attività degli abitanti di Grono, Leggia e Verdabbio nell’Ottocento fu rappresentata dall’agricoltura. La coltivazione dei cereali o della vite, del lino o della canapa e la bachicoltura finì poi col ridimensionarsi inevitabilmente, assieme all’allevamento del bestiame, nel Secondo dopoguerra. L’emigrazione rimase per molto tempo un’occasione di sviluppo. In particolare dalla località di Verdabbio non pochi partirono, verso tutta l’Europa, in cerca di un futuro migliore trovando lavoro come vetrai, guadagnandosi il pane come imbianchini in Francia o come negozianti in Germania.

Gli alpi più importanti della Piazza e di Cauritt vennero caricati con il sistema delle “bogge” (diritti sugli alpeggi assegnati alle comunità) fino al 1860, poi affittati fino alla metà del secolo scorso (TOGNOLA, Gaspare, Grono, antico comune di Mesolcina, Poschiavo 1957, p. 44). Un evento importante dell’anno, nel passato, era la “fera de San Simon”, che durava tre giorni ad ottobre e precedeva il mercato autunnale di Lugano.

Per maggiori informazioni cfr. capitolo Monumenti storici.

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Clemente Maria a Marca, di Soazza
(1764 - 1819)

Podestà di Teglio e governatore della Valtellina. Deputato alla Dieta generale a Berna, presidente del Gran Consiglio e membro del governo grigionese, presidente del tribunale d'appello. Protesse il soggiorno di Ugo Foscolo a Roveredo. Commerciante di legname e promotore del nuovo collegamento stradale da Bellinzona a Coira attraverso il San Bernardino.

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